COMMISSIONE INTERNET

Audizione operatori ed associazioni 23/02/2015

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  1. Domenico Festa
     
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    DIRITTI E DOVERI RELATIVI AD INTERNET
    La Presidenza della Camera dei deputati ha promosso la costituzione di una Commissione di studio per l'elaborazione di principi in tema dei diritti e doveri relativi ad Internet. A far parte della Commissione, la quale ha iniziato i suoi lavori il 28 luglio 2014, sono stati chiamati i deputati attivi sui temi dell'innovazione tecnologica e dei diritti fondamentali, studiosi ed esperti, operatori del settore e rappresentanti di associazioni. Per la prima volta in Italia è stata istituita in sede parlamentare una Commissione su questi temi.
    L’iniziativa, che fa seguito ad alcuni incontri e seminari svolti proprio alla Camera dei deputati su questi temi, nasce anche in coincidenza con altre iniziative analoghe, assunte in questo ambito negli ultimi anni, con una recente accelerazione a livello internazionale.
    Dalle proposte presentate dai vari interventi, abbiamo riscontrato:

    1. Il 34% degli italiani non ha mai usato Internet.

    Sono ancora più di un terzo gli italiani che non hanno mai usato Internet; questo è uno dei dati che emerge dalle ultime indagini di Eurostat, sul terzo trimestre 2013, in tema di banda larga e alfabetizzazione digitale. L’istituto della statistica europea ha infatti rilevato che, nel 2013, il 34% della popolazione italiana non ha mai navigato sul web. Un dato che posiziona l’Italia in fondo alla classifica europea, sotto al Portogallo (33%) e di poco sopra Grecia (36%) e Bulgaria (41%).
    In media, nei 28 paesi dell’Ue, è il 79% delle famiglie ad avere accesso a Internet. Di loro, il 76% dispone della banda larga. E anche qui l’Italia si posiziona al di sotto della media europea, registrando il 69% delle famiglie connesse (di cui il 68% con la banda larga); stesso risultato se si osserva l’uso quotidiano della rete. Solo il 54% degli italiani dichiara di usare Internet ogni giorno, a fronte di una media europea del 62%. Male anche per quanto riguarda il rapporto tra e-government e privati: solo il 21% dichiara di usare i servizi digitali offerti dalla pubblica amministrazione, a fronte di una media europea pari al 41%.

    2. La velocità di Internet è pessima

    L’Italia non migliora in termini di velocità di banda, un’altra variabile che ci porta in fondo alla classifica europea. Secondo i rilevamenti del rapporto ‘State of the Internet Report’ di Akamai, nel terzo trimestre del 2013 l’Italia totalizza in media una velocità di 4.9 Mbps (megabit per secondo). Paesi Bassi, Svizzera e Repubblica Ceca dominano la classifica con una velocità superiore agli 11 Mpbs. Al di sotto dell’Italia compare solo la Turchia, con 4 Mbps. Tuttavia in Europa la velocità media è in aumento. Un trend che coinvolge anche il nostro Paese, che tra il 2012 e il 2013 ha registrato un aumento medio della velocità pari al 24%. Ma se nel contesto europeo l’Italia rimane in fondo alla classifica, all’interno della Penisola la realtà cambia di regione in regione. Internet , secondo quanto rileva l’Istat , è disponibile nel 63,3% delle famiglie del Centro-Nord e solo nel 55,1% delle famiglie residenti nelle regioni del Sud e nel 54,7% delle Isole. Il risultato peggiore lo registra il Molise con il 51,3% di famiglie con accesso alla rete, preceduta in classifica da Calabria (51.6%) e Sicilia (52%). La maglia nera del Nord va alla Liguria, con il 55% di famiglie connesse. In cima alla classifica delle regioni più connesse invece compaiono Trentino-Alto Adige (con il 66,9%) e Veneto (66,6%).

    Permangono anche le differenza di età e di genere. L’85,7% delle famiglie in cui è presente almeno un minorenne dispone di una connessione Internet. Sul versante opposto soltanto il 12,7% delle famiglie costituite esclusivamente da over 65 è collegata da casa. Differenze anche tra uomini e donne, pisi da oltre dieci punti percentuali. Naviga il 60,2% degli uomini e il 49,7% delle donne.

    E se in Italia Internet arranca, la tv va a gonfie vele. Secondo le elaborazioni dei dati Ocse a cura del centro di ricerca Observa, aumentano le ore di consumo televisivo giornaliero. Nel 2002 le famiglie italiane trascorrevano in media 3,8 ore al giorno davanti alla televisione. Nel 2011 sono diventate 4,2.
    Dati da cui traspare un deludente quadro dell’Italia, soprattutto se si osservano i benefici che la banda larga porterebbe al paese. Ericcson ha misurato di recente gli effetti della diffusione della broad band sull’economia del Paese. I ricercatori calcolano che il raddoppio della velocità di banda porterebbe un aumento del Pil dello 0,3%, più un punto percentuale per ogni incremento del 10% della popolazione connessa alla banda larga. Ma i benefici sarebbero concreti anche per i privati: gli studi stimano che col passaggio da una banda di 0,5 a 4 Mbps, una famiglia potrebbe risparmiare circa 230 euro al mese. Per non parlare dei posti di lavoro: se ne prevedono 80 per ogni mille nuovi utenti della banda larga.
    Da questo i referenti alla camera hanno chiesto interventi immediati e efficaci cambiamenti cosi da rendere l’Italia un paese moderno e all’interno del contesto europeo e mondiale.

    Un intervento rilevante è quello di Lawrence Lessing, giurista statunitense e Direttore della Edmond J. Safra Foundation Center for Ethics, il quale asserisce che c'è del bene su Internet, Google, Facebook, You Tube ed anche i Tunes, anche se qualcuno lo mette in dubbio. Ci sono anche delle situazioni da evitare come: i virus, lo spam, i botnet che si appropriano dei computer, il malware. Questi sono maligni e distruttivi in tutta la Rete e noi patrocinatori, noi fan di Internet, che passiamo troppo tempo ad elogiare il buono e a dimenticare il male, invece dobbiamo ricordarci anche del male, per capire come Internet porta la società a diventare quel che sarà il nostro futuro.
    Si nota il contributo che ha attribuito Internet al settore creativo in tutto il mondo spingendo l'innovazione quindi il collocamento sul mercato dei nuovi prodotti e tecnologie. Chris Anderson, un collega di Lawrence Lessing, descrive ciò con la dinamica della coda lunga; cioè Internet permette ad una gamma molto più ampia di prodotti creativi di avere successo rispetto a quanto succedesse prima, permettendo anche la creatività amatoriale, quella delle persone che creano per amore delle arti e non per i soldi.

    La battaglia per il diritto d'autore porta a suggerire cambiamenti che potrebbero uccidere Internet. Questi estremismi non vogliono riconoscere le ragioni degli altri, quindi si ritiene che oggi debba essere o l'anarchia oppure uno Stato totalitario sostenuto da coloro che si oppongono alla rete. Invece dobbiamo trovare il giusto mezzo. Trovare un modo per promuovere Internet ma anche credere al giornalismo, avere fiducia nel governo. L'importante non è se scegliere l'uno o l'altro; la domanda invece è come riuscire ad avere entrambi; dobbiamo accettare l’esistenza di Internet e gioire perché Internet esiste e non scomparirà, ma anche pensare a come minimizzare il danno che Internet può fare e come potrebbe essere possibile realizzare questo. Ci sono risposte ovvie esistenti già da 10 anni: per esempio per il diritto d'autore bisogna esercitare un controllo su come si utilizza il proprio prodotto e garantire un compenso giusto per lo stesso quando viene utilizzato, trovando delle forme di compensazione per i danni arrecati dalla pirateria.
    Dobbiamo imparare a essere prudenti, quando guardiamo il tutto dal punto di vista legislativo. Il ventesimo secolo è stato un secolo in cui la tecnologia ha reso possibile una mentalità dittatoriale; i governi hanno usato la tecnologia per propagandare la loro azione, sono state promosse normative, a volte brutali, per controllare la società. La mentalità che è alla base di ciò è che i governi abbiano il potere di controllare, di rifare o riformare la società e si crede che, quando c'è un rallentamento, ci sia bisogno di aumentare le forze affinché la normativa diventi più efficace.

    Edited by cirfil - 30/11/2015, 08:44
     
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